Amanti al femminile

Margherite Duras, L'amante , Feltrinelli

Colette, Chéri , Adelphi

Colette, La fine di Chéri , Adelphi

In ogni opera letteraria si possono distinguere dei limiti interni e dei limiti esterni. Quelli interni sono dati dal mondo dell'autore, dai personaggi che riesce ad individuare e dalle storie che si propone di costruire. 

Quelli esterni dipendono dalla sua attitudine a descrivere quel mondo e quei personaggi, dall' aderenza del suo stile alle sue storie, dall' abilità a completare le lacune narrative o psicologiche che si aprono nel suo racconto.  I primi potrebbero essere altresì denominati limiti a priori, i secondi limiti a posteriori. Gli uni sono contenutistici, gli altri formali; i primi possono ridurre i secondi, ma questi non possono eliminare i primi.

Negli scrittori caratterizzati da limiti per lo più formali vi è qualcosa d'inessenziale, effetto di un disaccordo tra l'intenzione e la vocazione. Accade, per esempio, che il punto di vista del narratore invada quello dei personaggi e che questi a volte si sovrappongano o siano fuori fuoco. Tra le scrittrici è, a nostro avviso, il caso della Woolf, i cui personaggi sono assai ariosi e vari, ma che spesso sporgono solo a fatica dalla pagina. Negli scrittori caratterizzati principalmente da limiti contenutistici può invece accadere che tutto sia ben calibrato; a volte lo stile e il ritmo calzano perfettamente i personaggi.  Ciò nondimeno, questi possono risultare di corto respiro, possono essere ampiamente sviluppati e tuttavia psicologicamente monodimensionali, ricchi di sfumature e tuttavia privi di una complessità apprezzabile.

E' questo il caso di due scrittrici francesi del nostro secolo: Marguerite Duras e Colette. Autrice di Romanzi e sceneggiature, tra le quali quella di Hiroshima mon amour per il film omonimo di Alain Resnais, Marguerite Duras ha conseguito in Francia un grande successo in particolare con L'amante. E' la storia d'amore di un'adolescente francese con un giovane miliardario cinese, nell'Indocina degli anni trenta. Narrata in prima persona, in forma quasi diaristica, la storia si snoda tra gli ostacoli opposti dalle rispettive situazioni familiari dei due protagonisti. La ragazza è assuefatta al silenzio dal suo rapporto col fratello maggiore e con la madre, che hanno eretto una barriera d'indifferenza a tutela della loro complicità.

Il giovane cinese è condizionato dall' opposizione del padre alla sua relazione con  l'adolescente piccolo-borghese incontrata per strada. La ragazza amante racconta così il lievitare del suo amore, privo d' illusioni o proiezioni, teso a decifrare la parossistica dedizione dell'altro nei suoi confronti e la paura che l'alimenta. Progressivamente, al disincanto subentra in lei l'attaccamento alla loro intimità priva di comunicazione e sovraccarica di servigi. Il sentimento che ne segue l'inizierà alle stratificazioni del proprio desiderio, alla sua capacità d'accrescersi dai suoi resti e dai suoi vuoti. La memoria, morbida e svagata, cade elasticamente verso l'esaurimento della vicenda e gli altri personaggi confluiscono in chi narra come altrettante sue sfaccettature. Anche se solo intravisti, il giovane cinese, i fratelli e la madre della ragazza si stagliano nei suoi ricordi con sembianze rigorose, quali nutrimenti negativi della sua anima che si schiude.

I limiti del racconto, qualora. capiti di riscontrarli, appaiono cosa interamente imputabili alla fragilità dell'orizzonte umano della. narratrice, ma non tolgono nulla all'esemplare limpidezza con cui ella traccia la sua storia.

Simmetricamente inversa a questa della Duras è la situazione descritta da Colette in Chéri e ne La fine di Chéri.  Chéri è il giovane amante di Lea, una raffinata signora dell'alta società parigina degli anni venti. L'atmosfera che si respira nei due romanzi è vagamente proustiana, ma rispetto a Proust manca una analoga penetrazione introspettiva. Il ritmo della storia è agile e i dialoghi sono ben incastonati tra le osservazioni della narratrice, che padroneggia i suoi personaggi con disinvoltura. Anche qui, come nel romanzo della Duras, l'Eros costituisce una sorta d'iniziazione, ma anche in questo caso, come secondo i più consumati canoni romantico-decadenti, l'iniziazione all'amore comporta la scoperta della ineluttabile solitudine che ne segue. I personaggi, sebbene siano sempre a fuoco, sono fin troppo lineari e scarsamente problematici. Tuttavia, come sottintende l'autrice stessa in un brano de La fine di Chéri, qui chi scrive sa di cosa parla e non inventa niente. Fertile di osservazioni pertinenti e sottili, Colette non affatica mai il racconto con riflessioni troppo prolungate, ma ne conforma la cadenza al ritmo delle riflessioni dei personaggi, ricamandone pazientemente 1'esito come su una trina di dettagli e anticipazioni.

A trent'anni, una volta finita la relazione con Lea, Chéri coglie sul suo volto riflesso allo specchio i segni della definitiva maturità. Le signore dell'alta società parigina, tra le quali sua madre, si aspettano da lui lunghe liste di nuove amanti, capaci di competere con quelle che in passato erano state una. prerogativa di Lea: ma Chéri si sottrae agli obblighi che gli derivano dalla reputazione del suo fascino: "una luce confusa cominciava a rivelargli che purezza e solitudine sono un' unica e identica infelicità".

Margherite Duras: L'amante, Feltrinelli;
Colette: Chéri e La fine di Chéri, Adelphi.