Macedonio Fernández e la poematica del pensare

 Quando trovai, su una bancarella a Lido di Camaiore, una copia del Museo del Romanzo dell'Eterna di Macedonio Fernández, fui colpito sia dal titolo, sul momento difficilmente decifrabile, che dal retro di copertina, dove è riportata la seguente osservazione di Borges: «In quegli anni lo imitai, fino alla trascrizione, fino al devoto e appassionato plagio. Io lo sentivo: Macedonio è la metafisica, è la letteratura. Chi lo ha preceduto può risplendere nella storia, ma non restano che abbozzi di Macedonio, versioni imperfette e anticipatrici. Non imitare questo canone sarebbe stata un'imperdonabile negligenza».

Poiché mi fidavo, così come ancora mi fido, del giudizio critico di Borges, del quale credo non si possa sospettare che usi le parole in modo avventato, acquistai il libro. Oggi considero quell'acquisto uno dei più fortunati del mio apprendistato di lettore e l'incontro con Macedonio un dono prezioso. 

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