I primi passi della filosofia in Russia

 


  Nel settecento due sovrani, Pietro il grande e Caterina II, determinarono in modi diversi un svolta radicale nella storia russa. Entrambi ruppero l'isolamento che teneva separata la Russia dall'Europa occidentale portandola definitivamente nell'alveo culturale europeo, e se in questo processo il ruolo "illuminista" di Caterina non è stato mai messo in dubbio, oggi si tende a rivalutare anche quello di Pietro il grande.

 

   Pietro voleva fortemente la modernizzazione militare e tecnica del Paese, nonché la nascita di una burocrazia più efficiente, ma per realizzare tali obiettivi occorreva un'autentica rivoluzione culturale e questa poteva verificarsi soltanto attingendo dalla tradizione filosofica e scientifica dell'Europa occidentale. Tuttavia, con Pietro la Russia subì più l'influsso dell'illuminismo tedesco che non quello, più aperto e innovatore, dell'illuminismo francese. Gli stranieri con i quali egli venne in contatto non erano persone particolarmente colte, e in genere si trattava di mercanti in cerca di fortuna; ma quando volle introdurre nel suo Paese le istituzioni scolastiche chiese consiglio a Leibniz e Wolff, che inviarono in Russia alcuni loro allievi. Il razionalismo filosofico che aveva dominato la scena europea per tutto il XVII secolo, sia nella versione cartesiana che in quella leibniziana o wolfiana, venne così introdotto in Russia, dove invece non esercitarono alcuna influenza né la cosmologia di Newton né l'epistemologia di Locke.
   Le cose incominciarono a cambiare con l'arrivo delle prime opere di Voltaire, Montesquieu e Rousseau, all'epoca di Caterina II . Sebbene tali opere fossero giunte, almeno in un primo tempo, soltanto in traduzione tedesca e fossero lette solo da un pubblico esiguo, alla lunga favorirono il diffondersi di un'idea più laica della cultura e l'introduzione di nuove tematiche di carattere storico-politico. In particolare poi Rousseau divenne un punto di riferimento per la generazione d'intellettuali romantici che si stava preparando e costituì una sorta di viatico alla comprensione delle opere di Schiller e di Shelling, destinate a riscuotere in Russia un notevole successo.
    Tra i filosofi russi che risentirono maggiormente l'influenza della cultura illuminista tedesca spicca senz'altro la figura di A.N. Radiscev (1749-1802), che per la sua protesta contro gli orrori della servitù della gleba e del potere giudiziario fu esiliato in Siberia da Caterina II. Una punizione tanto severa era dovuta alla pubblicazione di quello che può essere considerato il suo libro più significativo, il Viaggio da Pietroburgo a Mosca, opera ispirata liberamente al Viaggio sentimentale di Sterne, ma che celava pagine di spietata condanna dell'autocrazia proprio mentre le notizie della rivoluzione francese infiammavano l'anima dei russi e preoccupavano quello di Caterina. Del resto era stata proprio la sovrana che aveva voluto mandarlo in Germania perchè vi completasse la sua formazione. Radiscev rimase all'Università di Lipsia fino al 1771 e nella città tedesca, oltre a studiare la filosofia di Leibniz e Wolff, che in quel periodo erano considerati i due più autorevoli filosofi tedeschi, venne a conoscenza anche delle opere di Helvetius e Rousseau.
   Al suo ritorno in patria fu prima assunto come impiegato al senato, ma poi si dimise per arruolarsi nell'esercito, che lasciò poco tempo dopo, quando si sposò ed ebbe due figli.
   I suoi guai iniziarono l'anno dopo, con la pubblicazione dell'opera che indurrà Caterina a mandarlo in esilio in un paesino della Siberia orientale, dove si recò con la famiglia. Le sue domande di grazia non vennero accolte né da Caterina né da Paolo I, suo successore sul trono. Solo dopo l'uccisione di quest'ultimo, con l'avvento di Alessandro I, Radiscev potè tornare a Pietroburgo, dove venne nominato membro della commissione incaricata della revisione delle leggi. Anche in questa circostanza però le sue idee riformiste gli crearono non poche difficoltà e nel Settembre del 1802, in preda ad una grave malattia, conseguenza delle sofferenze patite al confino, si uccise con del veleno.
   Per quanto riguarda le sue idee politiche, pur essendo un fautore della monarchia costituzionale come Montesquieu, Radiscev non era favorevole al suffragio universale, perché riteneva che i russi fossero ancora immaturi per assumersi una simile responsabilità politica. Le leggi positive di uno Stato dovevano tuttavia rispettare le leggi naturali, perché queste costituivano il loro fondamento ed erano anche alla base delle regole morali essenziali per la convivenza, in quanto queste prescrivevano di lavorare assieme per il bene comune senza violare i diritti reciproci. L'uomo infatti aveva anche un obiettivo morale, che tuttavia non contrastava con quello naturale di ricercare la propria felicità, ma anzi ne favoriva la realizzazione.
   Oltre al suo libro di maggior successo - quello che provocò il suo esilio - proprio in Siberia Radiscev scrisse anche un trattato teoretico "Sull'uomo, la sua mortalità e immortalità" dal quale emerge un certo disprezzo per la superstizione e l'ignoranza e un invito alla tolleranza religiosa. In generale, egli parte dal presupposto che credere in un Dio personale e nell'immortalità dell'anima sia un'idea innata, ovvero un'idea che, come quella di legge naturale, non viene acquisita con l'esperienza e non dipende da stimoli esterni. A supporto della sua tesi egli sostiene che gli stessi atei, mentre negano Dio, riconoscono tuttavia l'immutabile legge della natura e la ammirano, e quindi indirettemente lodano Dio, di cui la natura è opera. Infatti, se anche dovessero perire tutte le cose del mondo, rimarrebbe comunque il loro autore, la loro voce segreta eternamente vivente, un eterno padre che, pur non assomigliando molto all'architetto di cui parlavano certi illuministi, riassume in sé gli ideali razionalisti del XVII secolo fondendoli con la tradizione religiosa russa.


                    G. Piovesana
                    Storia del pensiero filosofico 
                    russo
;
                    Edizioni Paoline.