Ingenuità bruciata

Francis Scott Fitzgerald, 28 Racconti, Mondadori

I ventotto racconti di Francis Scott Fitzgerald scelti da Malcom Cowley per The Stories, un'antologia uscita in America negli anni cinquanta , erano quasi tutti già apparsi in volume prima della morte dell'autore.

 A distanza di circa mezzo secolo, il mondo descritto da Fitzgerald non sembra affatto invecchiato ed egli pare averne colto gli elementi più essenziali ed anticipatori. I suoi personaggi sembrano incarnare tipi psicologici a noi contemporanei. Molti di loro sono giovani desiderosi di partecipare ad un gioco di società di cui non conoscono perfettamente le regole, ma in cui sentono il dovere di primeggiare: duellando apertamente con le loro illusioni, vorrebbero protrarre la loro adolescenza, e questa si vena a poco a poco d'una consapevolezza nuova, a volte combattiva ed ironica, altre volte effimera o tragica. Sono giovani che guardano avanti ostentando sicurezza, oppure adulti nostalgici, increduli di non poter rivivere una storia d'amore o certi di stare solo ora, nell'aspra maturità del loro disincanto, cominciando a vivere. Tutti sono comunque protagonisti o comparse di un loro sogno, che anche quando si destreggia tra artifici ed astuzie, appiattendosi poi sulle convenzioni sociali che lo sovrastano e lo regolano, non si rivela per questo meno serio e fatale.

 

Alcuni di questi racconti furono apprezzati da Hemingway, altri furono bollati con sentenze perentorie. Così, Il diamante grosso come l'hotel Ritz, che apre la raccolta di Cowley, fu laconicamente definito da Hemingway "spazzatura", e Il giovanotto ricco gli parve "profondamente sciocco".

 

In effetti, in alcuni dei racconti di Fitzgerald c'è come una sorda drammatizzazione, e il narratore sembra partecipare un po' troppo alla fragile inquietudine che affligge i suoi eroi.  Altri, in compenso – e sono la maggioranza – colpiscono proprio per l'assoluta pertinenza del tono del narratore rispetto alla vivacità dei dialoghi e alla variegata psicologia dei personaggi.

 

A confronto con i protagonisti dei romanzi, questi dei racconti sono meno compositi e sfumati, più immediati e netti, ed anche, a volte, piacevolmente ingenui e irrequieti, tanto che alcuni di loro – come per esempio quelli di Berenice si taglia i capelli – potrebbero benissimo essere usciti da qualche racconto di Salinger.

 

L'impressione complessiva che si ricava infine dalla raccolta di Cowley è che, forse più con i suoi migliori racconti che con i suoi romanzi, Fitzgerald abbia fornito, specialmente ai lettori più giovani, un nuovo modello di "sincerità letteraria", modello che ha permesso a lui – e a molti altri scrittori dopo di lui – di fare dei propri personaggi il contrappunto catartico della propria esistenza e di riproporre nelle loro storie i nodi salienti della propria esperienza fino a renderla universalmente significativa e, sotto un certo profilo, premonitrice.

 

Francis Scott Fitzgerald
28 Racconti, Oscar Mondatori.