L'uomo che scambió sua moglie per un cappello

Oliver Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi

Sulla scia dell'eminente studioso russo A. R. Luria - autore di alcune opere fondamentali per la neurologia contemporanea quali Le funzioni corticali superiori nell'uomo e Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla  - Oliver Sacks, neurologo newyorkese e scrittore per vocazione, ha raccolto in un volume di brevi racconti le storie inquietanti e spesso amare di alcuni suoi pazienti.

 In una prosa scarna e rigorosa, nutrita da un'essenziale riflessione eziologica su i casi osservati, Sacks induce il lettore a porre tra parentesi la drasticità delle sindromi da lui descritte ed a soffermarsi invece sullo straniamento psicologico in cui vivono i suoi personaggi.

 

Questi potrebbero, secondo il loro medico e narratore, costituire l'oggetto specifico di una "neurologia dell'identità", che non dovrebbe occuparsi soltanto degli scompensi e dei "deficit" manifestati dai sintomi, ma anche dei nuovi assestamenti della personalità che la psiche dei malati è spontaneamente portata ad intraprendere.

 

Secondo l'autore di questi brevi schizzi, comici e tragici a un tempo, la mente umana è caratterizzata da due distinte funzioni, entrambe naturali ed innate: una "paradigmatica", l'altra "narrativa". La prima, analitica e discreta, consente di decifrare codici e forme; la seconda, sintetica e continua, conferisce senso all'esperienza ricostruendone la trama e colmandone le lacune. Quando una delle due funzioni è difettosa l'altra può supplirla anche se con risultati solo parzialmente soddisfacenti e spesso assai bizzarri. Può così capitare che un professore di musica, afflitto da agnosia visiva, accarezzi per strada dei parchimetri credendoli teste di bambini e giunga fino al punto di scambiare sua moglie per un cappello.

 

I casi in cui il riadattamento della personalità alla malattia risulta più complesso sono quelli caratterizzati da una propriocezione compromessa, ovvero quelli di pazienti che percepiscono il loro corpo in modo disturbato o parziale. In simili casi l'identità personale tende a ridursi ad una finzione instabile, ad un fascio di sensazioni che si succedono in maniera disorganica. Tra quelli che Sacks ha avuto occasione d'osservare e di descrivere ve ne sono alcuni ad un tempo angosciosi e buffi: nottetempo, un ricoverato percepisce come estranea al proprio corpo la sua gamba sinistra e tenta di gettarla giù dal letto, cadendole dietro; una donna si sente "disincarnata" ed è costretta a controllare ogni suo movimento con lo sguardo se vuole mandarlo a segno; una ragazza, intrappolata in un vortice di tic e di smorfie parossistiche, accumula sul suo corpo caricature di passanti, in preda ad una tormentosa tensione imitativa che ne disperde l'identità fisica e psicologica. Non è quindi sorprendente che, una volta ultimata la lettura del libro di Sacks, si resti svagati ed immoti come dopo certi sogni assurdi, incerti tra l'impressione d'aver attraversato una sinistra ridda d'allegorie boshiane od un più lieve ed ironico paesaggio di Brueghel, con la mente colma di presagi e di visioni sospette, nonché un po' diffidenti nei confronti delle proprie già precarie certezze.

 

Oliver Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello,
Adelphi.