Qualche aforisma sulla scuola
È cosa davvero miracolosa se l’educazione moderna non ha ancora annientato la sacra curiosità dello spirito della ricerca. Questa delicata e piccola pianticella necessita di grandi incoraggiamenti ma soprattutto della libertà altrimenti appassisce. Si ritiene, erroneamente, che il piacere dell’osservazione e dello studio possa venire sollecitato dalla costrizione o dal senso del dovere. Credo addirittura che sia possibile privare della sua voracità un animale da preda forzandolo, minacciosamente con una frusta, a mangiare in continuazione se esso non ha fame, imponendogli addirittura un alimento.
(A. Einstein)
A me la cosa peggiore in una scuola sembra l'uso di metodi basati sulla paura, sulla forza e sull'autorità artificiosa. Un tale trattamento distrugge i sentimenti sani, la sincerità e la fiducia in se stesso dell'allievo. Produce dei soggetti sottomessi. È relativamente semplice tenere la scuola lontana da questo gravissimo male. Date all'insegnante il minore numero possibile di mezzi coercitivi, così che l'unica fonte di rispetto da parte dell'allievo sia costituita dalle qualità umane e intellettuali dell'insegnante stesso.
(A. Einstein).
Io ho notato che, almeno a Lettere, quelli che si laureano con maggiore ritardo sono spesso i migliori. [...].
Studiano per piacere, per coltivare se stessi, per restare il più possibile studenti.
(A. Berardinelli).
Erasmo trovava un modo efficace per difendersi dagli ultimi maestri di Scolastica: si addormentava sui banchi.
(G. Pontiggia).
Lo studio è sempre stato per me il rimedio sovrano contro il disgusto della vita, e non ho mai provato un dolore che un'ora di lettura non sia riuscita a far svanire.
(Montesquieu).
Il più certo modo di celare agli altri i confini del proprio sapere è di non trapassarli.
(G. Leopardi).
Passare troppo tempo a studiare è pigrizia.
(F. Bacone).
Se insegni, insegna anche a dubitare di ciò che insegni.
(J. Ortega y Gasset).
Nulla è più utile di quegli studi che non hanno nessuna utilità.
(Ovidio).
Gli uomini, mentre insegnano, imparano.
(Seneca).
L'esercizio fisico, anche quando è obbligatorio, non fa male al corpo; ma la conoscenza ottenuta per obbligo non rimane nella mente.
(Platone).
Educa i ragazzi col gioco, così riuscirai meglio a scoprirne l'inclinazione naturale.
(Platone).
Non studiavo niente, e perciò imparavo molto.
(A. France).
Tutto quello che può fare per noi l'università o qualsiasi scuola superiore è sempre ciò che fu incominciato dalla scuola elementare: insegnarci a leggere.
(T. Carlyle).
Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare amministra.
(anonimo).
La stessa università non mira a formare dei critici letterari o degli intellettuali criticamente consapevoli, ma degli specialisti e dei tecnici.
[...] Gli studenti universitari non sono più frequentatori di librerie e acquirenti di libri: le loro biblioteche personali tendono a ridursi a qualche centinaio di capitoli fotocopiati in vista del prossimo esame e sempre più raramente sono in grado di leggere per intero e di apprezzare un libro di un certo valore culturale che esuli dal campo ristretto delle loro competenze universitarie.
Esistono, certo, alcuni appassionati lettori o perfino cultori maniacali della carta stampata. Ma si tratta di pittoresche eccezioni: magari studenti fuori corso traviati dalla lettura disinteressata, impiegati comunali o commessi di librerie di provincia che a trent'anni non hanno deciso che cosa essere e che cosa fare. Forse sono loro il sale della terra, ma sono un condimento insufficiente.
(A. Berardinelli).
Entrando a scuola tremavo, uscendo da scuola piangevo. Andavo a scuola come si va al patibolo, la mia decapitazione era sempre soltanto rinviata, e questa era per me una tortura.
(T. Bernhard).
Le scuole sono soltanto fabbriche di imbecillità e di depravazione.
(T. Bernhard).
È la scuola in sé, sosteneva mio nonno, che assassina il bambino.
(T. Bernhard).
Secondo l'idea del contadino, lo scolaro lo si frusta e lo si deve frustare: che scolaro è mai, pensa, se non lo frustano? Se ora gli dico che non ci frustano, per lui è un dispiacere.
(F. Dostoevskij).
Non scuola la diresti, ma sala di tortura: non vi si sente altro che lo schiocco delle sferze, lo strepito delle verghe, gemiti, singhiozzi e atroci minacce. Cos'altro possono impararvi i bambini, se non a odiare la cultura? Una volta che quest'odio ha messo radice nei teneri animi, anche da grandi detestano lo studio.
(Erasmo da Rotterdam).
Ciò che oggi scriviamo sulla lavagna, domani lo cancelleremo.
(B. Brecht).
Dei 20 milioni di italiani che leggono almeno un libro l'anno, soltanto il 18 per cento lo acquista per motivi di lavoro e aggiornamento professionale. In Spagna siamo al 59 per cento, in Francia al 52, in Germania al 63. Dovremmo perciò incominciare a chiederci, quando andiamo, per esempio, dal commercialista se sarà veramente in grado di farci la dichiarazione dei redditi. Quanto aggiornati sono i i professionisti, quelli che dovrebbero guidare l'Italia nelle sfide globali? Pochissimi. La situazione è grave. Non parliamo poi dei nostri insegnati: il 25 per cento non legge nessun libro, nemmeno per svago. Eppure sono loro che formano i ragazzi, toccherebbe a loro trasmettere la passione per la lettura e gli strumenti per praticarla.
(I. Cecchini, direttore dell'Associazione italiana editori).
I libri costituiscono un mezzo impagabile per allenare la mente, arricchire il linguaggio, affinare le nostre capacità, anche e soprattutto nelle cose pratiche, dalle dichiarazioni d'amore ai colloqui di lavoro. Aggiungerei che qualsiasi libro è la chiave per conoscere un'anima; anzi, più di una sola: almeno l'anima dell'autore e quella del lettore suo "complice".
(G. Giorello).
Troppa scuola fa male. Passare tante ore a scuola mette inevitabilmente nella stanca condizione di non riuscire più a stare con gli occhi sopra un libro: come si fa a studiare, con la testa appesantita dall'interminabile mattinata piena di parole e brusii? Resta soltanto la voglia di svuotarla, quella testa. E poi, il proprio dovere di studente si compie già egregiamente restando tanto tempo davanti agli insegnanti. Ascoltando (o fingendo di ascoltare) quel che hanno da dire. La bulimia di ore a scuola finisce insomma per scoraggiare, anzi azzerare, l'altro tempo dell'istruzione: lo studio. L'impegno individuale a tu per tu con se stessi.
[...] Ora invece l'apprendimento è diluito lungo un calendario interminabile, la materia è fornita in dosi omeopatiche, per lo più insapori. E lo studio, quello vero che si fa a casa, da soli con se stessi - con le proprie limitazioni e i progressi, con la fatica e la furbizia, con la noia e l'entusiasmo: tutto serve per crescere - quello studio, di fronte a duecento e otto giorni di scuola, diventa purtroppo un ingombro superfluo.
(E. Loewentahl).
Copiare e fare copiare è un dovere, un’espressione di quella lealtà e di quella fraterna solidarietà con chi condivide il nostro destino. Passare il bigliettino al compagno in difficoltà insegna a essere amici di chi ci sta a fianco.
(C. Magris).
Agli esami, gli sciocchi fanno domande cui i saggi non sanno rispondere.
(O. Wilde).
Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.
(A. Einstein)
Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna.
(A. Einstein).
Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno.
(A. Einstein).
Oserò esporre qui la più grande, la più importante, la più utile regola di tutta l’educazione? È di non guadagnare tempo, ma di perderne.
J. J. Rousseau