• Home
  • Saggi
  • Narrativa
  • Esercizi di lettura
  • Hanno scritto su...
  • Nota bio-bibliografica
  • Link
  • image
  • image
  • image
  • image
  • image
  • Immagine2
  • image
  • Immagne1
  • image
  • image
  • image
  • image
  • image
  • image
  • image
  • image
  • image

Menu Principale

  • La luce tra l'erba
  • Macedonio
  • Poesie
  • Arte
  • Politica e società
  • Scritti di amici
  • De Ludo Globi
  • Home
  • Saggi
  • Narrativa
  • Esercizi di lettura
  • Hanno scritto su...
  • Translations
  • Nota bio-bibliografica
  • Scuola
  • Cinema e filosofia
  • English c.v.
  • Link
  • Contatti
  • Fotocommunity
  • The parliament of the World

Random Tag

Schopenhauer Pazienza Aforisma Bergson Caproni Città Koyre Fitzgerald Cina Henry Miller Pollock Piacere Valéry Fabrizio De André Don Arturo Paoli Mari Di Vecchio. Lenin Totalitarismo Massimo Cacciari Giustizia Tomasi Lampedusa Isaiah Berlin Il Bello Digitale Hardy Josef Ratzinger

Il ricordo delle foibe, tra omissioni e oblio

  • Stampa
  • Email

    Il libro di Erik Gobetti E allora le foibe è ricco di considerazioni interessanti e in parte condivisibili, anche se al prezzo di voler talora fronteggiare, seppur con dati indubbiamente utili alla ricostruzione della vicenda, delle tesi che l’autore individua come falsi obiettivi polemici. Nel perseguire quest’intento, pur essendo una buona fonte d’informazioni e di analisi su alcuni aspetti, risulta omissivo su almeno due questioni centrali: quella relativa alle modalità specifiche con cui vennero uccisi gli infoibati e il lungo oblio sulla loro sorte.  

   Ma procediamo con ordine. Gobetti ricorda giustamente che il regime fascista aveva imposto “l’uso obbligatorio della lingua italiana nei luoghi pubblici e persino nelle chiese (con il Concordato del 1929)”, che aveva italianizzato “forzatamente nomi, cognomi e toponimi”, ordinato “la chiusura delle scuole, delle associazioni e dei luoghi di ritrovo sloveni e croati. Oltre alla minaccia portata alle identità nazionali, la politica fascista aveva anche comportato “un generale impoverimento della popolazione slava, esclusa dai posti di potere, da molti impieghi pubblici e svantaggiata in ogni contesto lavorativo.” Ma non ci fu solo questo: sull’isola di Arbe/Rab, per esempio, a poche miglia marine da Fiume, vennero “internate in totale, nell’arco di circa un anno, dall’estate del 1942 al settembre del 1943, 30.000 persone”, di cui almeno 1500, in gran parte donne e bambini, morirono per fame, inedia ed epidemie.

  • Foibe
  • Gobetti

Leggi tutto: Il ricordo delle foibe, tra omissioni e oblio

La melanconia degli uomini straordinari

  • Stampa
  • Email

   La raccolta che va sotto il nome di Problemata, parte integrante del corpus aristotelico, non è sicuramente da attribuire nella sua interezza ad Aristotele. Si tratta infatti di un’opera di scuola in cui, nella forma d’interrogazioni, vengono affrontate questioni disparate. Tra queste, il Problema XXX, 1 (ETS edizioni) ha per titolo La saggezza, l’intelletto, la sapienza e costituisce una vera e propria monografia sulla bile nera, le cui fluttuazioni sono nell’antichità considerate spesso come causa dell’umore melanconico, sia nelle sue forme più lievi sia in quelle che potremmo considerare particolarmente dolorose o patologiche. Questo testo ha costituito nei secoli successivi un punto di riferimento fondamentale in molte trattazioni di questo tema, da Marsilio Ficino e Robert Burton, l’autore di Anatomia della melanconia, fino alle creazioni artistiche di Albrecht Dürer.

   Come osserva Bruno Centrone, il curatore del volume, nel suo saggio introduttivo, ciò che colpisce alla lettura delle prime righe di Problemata XXX “è l’assunzione indiscussa che uomini straordinari del passato siano stati melanconici”. Se Platone non si era occupato molto della melanconia, pur caratterizzando la figura del tiranno come malinconico e pur soffermandosi talora sulla mania, nelle Etiche e nei Parva naturalia Aristotele vi fa più volte cenno. Nel De somno et vigilia stabilisce poi la connessione tra la melanconia e la bile nera. In linea generale, per Aristotele i tipi melanconici possono essere voraci, anche quando sono macilenti, si trovano quasi sempre in condizioni d’intenso desiderio, sono rapidi di mente e agitati da immagini che evocano piaceri di ogni sorta in modo vivido e intenso. Possono essere afflitti da una forma d’incontinenza (acrasia) più facile da curare di quanto non sia solitamente.

  • Aristotele

Leggi tutto: La melanconia degli uomini straordinari

Lo scheletro sexy di Marilyn Monroe

  • Stampa
  • Email

  

   Esistono edizioni di classici della letteratura in versione ridotta nelle maggior parte delle lingue. Si tratta per lo più di versioni per le scuole che in genere sono completamente riscritte, e a volte riscritte piuttosto male, da cui emerge in sostanza la trama delle opere condita da qualche descrizione banalizzata dei personaggi e degli ambienti. Sia nelle discipline linguistiche, sia talora anche in lingua italiana, nel tentativo di familiarizzare i giovani lettori con i capolavori della letteratura vengono talora propinati agli studenti rifacimenti scolastici e privi di alcun rilievo letterario con la motivazione che sarebbero più accessibili in rapporto alle competenze linguistiche degli alunni.

   La motivazione potrebbe forse essere valida se non esistessero dei bei testi e dei classici comunque accessibili anche in versione integrale, o edizioni integrali corredate da note che le rendono fruibili a chi sta studiando una certa lingua e una certa storia della letteratura, ma siccome queste alternative sussistono da tempo l’unica possibile spiegazione è che alcuni docenti delle nostre scuole siano totalmente indifferenti ai veri motivi per cui I promessi sposi sono I promessi sposi, I tre Moschettieri I tre Moschettieri e il Don Chisciotte il Don Chisciotte, tanto per fare solo degli esempi. Ovvero, molti docenti dimostrano d’ignorare, o comunque manifestano una sostanziale indifferenza, per le qualità propriamente letterarie di molti capolavori su cui fanno lezione ogni anno. 

   Alcuni di questi vengono così riproposti dopo aver sciaguratamente sostituito la loro prosa con altre al cospetto mediocremente posticce e lasciando quasi intatte trame e intrecci narrativi, che costituiscono soltanto lo scheletro di ogni romanzo. Sarebbe un po’ come se, per far apprezzare la bellezza o la sensualità di Marilyn Monroe ai giovani - che quasi mai hanno avuto occasione di apprezzare in qualche film, perché a scuola si considera culturalmente irrilevante la storia del cinema - si facesse loro esaminare accuratamente il suo scheletro.

  • Marilyn Monroe

Leggi tutto: Lo scheletro sexy di Marilyn Monroe

La scienza spiegata dalla sua storia

  • Stampa
  • Email

 

   La rivoluzione dimenticata di Lucio Russo fu pubblicata per la prima volta nel 1996. L’ultima edizione, la dodicesima, è del 2021. Da allora, il quadro delle conoscenze sul pensiero scientifico ellenistico, che costituisce l’argomento principale del saggio, è notevolmente cambiato. La nuova edizione del libro di Russo, tenendo conto di queste nuove acquisizioni e di alcuni nuovi lavori specialistici, costituisce una revisione di cui alcune congetture dell’autore che si sono poi trasformate in tesi ampiamente documentate.

   L’utilità del termine “scienza” consiste per Russo nel consentire di distinguere la stessa conoscenza scientifica da altri tipi di conoscenza. Ma quali sono le caratteristiche essenziali della conoscenza scientifica? Intanto, le sue affermazioni “non riguardano oggetti concreti, ma enti teorici specifici. Alcuni esempi di enti teorici sono gli angoli e i segmenti della geometria o la temperatura e l’entropia della termodinamica”.

    In secondo luogo, “una teoria scientifica ha una struttura rigorosamente deduttiva; è costituita cioè da pochi enunciati fondamentali (detti assiomi, postulati o principi) sui propri enti caratteristici e da tutte le affermazioni che si possono considerare come loro conseguenze”.

  In terzo luogo, “le applicazioni al mondo reale sono basate su regole di corrispondenza tra gli enti della teoria e gli oggetti concreti. Le regole di corrispondenza, a differenza delle affermazioni interne alla teoria, non hanno alcuna garanzia assoluta. Il metodo fondamentale per controllare la validità delle regole di corrispondenza, cioè l’applicabilità della teoria, è il metodo sperimentale”.

  • Lucio Russo

Leggi tutto: La scienza spiegata dalla sua storia

Il lamento cromatico di una regina stregata

  • Stampa
  • Email

 

  Sulla vita, la personalità e l’opera di Sylvia Plath è stato recentemente ripubblicato un libro di Leonetta Bentivoglio, scrittrice e giornalista culturale di Repubblica, che sembra scaturito da conversazioni immaginarie; sicuramente irrealistiche alla luce dei decenni che separano la vita dell’autrice da quella della poetessa americana, ma che possono sembrare il frutto di una frequentazione amichevole e profonda, e persino di confidenze condivise. In Sylvia Plath. Il lamento della regina (2022, Edizioni Clichy), la Bentivoglio pare infatti raccontare le vicende dell’anima di una sua amica eterna e lo fa con ritmo serrato, attraverso una densa scansione di momenti cruciali, di testi poetici e frammenti diaristici, e con un’intensità narrativa che riesce quasi a dissolvere il tempo che intercorre tra le loro vite.

   Due giorni dopo il primo tentativo di suicidio Sylvia Plath viene ritrovata in garage agonizzante, ma ancora viva, dal fratello Warren. Affidata alle cure di un giovane psichiatra, dovrà imparare di nuovo a leggere e a scrivere. A fine gennaio del 1954, dopo essere stata curata anche con degli elettroshock, è dichiarata guarita. Può così rientrare allo Smith College, dove sceglie, come argomento della sua tesi di laurea, la figura del doppio nei romanzi di Dostoevskij.

  Nel gennaio del 1955 consegna la tesi, intitolata The Magic Mirror: A Study in the Double in Two of Dostoevsky’s Novels. Il tema del doppio e dello specchio, la sua presenza invasiva sul fondo della sua anima, l’accompagnerà per tutta la vita, di cui ripercorrerà i momenti cruciali in the Poem for a Birthday: il rapporto con i genitori, il tentato suicidio, gli elettroshock, il matrimonio con Ted Hughes, un poeta di un certo fascino e successo, con cui si sposerà il 16 giugno 1956, la nascita dei figli e poi la separazione.

  • Carl Gustav Jung
  • Leonetta Bentivoglio
  • Sylvia Plath

Leggi tutto: Il lamento cromatico di una regina stregata

Piero Martinetti e il dialogo eterno tra ragione e fede

  • Stampa
  • Email

   Joseph Ratzinger è stato recentemente definito da Massimo Cacciari, in un’intervista a l’Avvenire del 6 gennaio 2023, “un intellettuale europeo al mille per cento”. Secondo Cacciari, Ratzinger considera “legittimo e giusto il legame che si opera fin dai primi secoli del cristianesimo tra la filosofia greca e il Vangelo. È un legame che non si sovrappone al Vangelo ma che in qualche modo nasce dal Vangelo stesso, che si impone a partire da quel messaggio. Questo è il discorso intorno a cui dibatte la teologia e dell’Otto e Novecento a partire dall’idealismo tedesco, cioè tutta quella tradizione a cui Ratzinger appartiene anima e corpo”. Cacciari sostiene dunque che per Ratzinger “è proprio della fede rapportarsi con il logos, immanente all’atto di fede e che deve tendere alla verità esattamente come l’atto di fede”

   Se per Ratzinger è essenziale per la fede rapportarsi al Logos, non è meno essenziale per il Logos, per la Ragione, rapportarsi alla fede. Nella famosa conferenza tenuta a Ratisbona il 12 settembre 2006, Papa Benedetto XVI sostenne che una ragione sorda al divino “è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture”. Il saper ascoltare “le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni religiose dell’umanità, specialmente quella della fede cristiana, costituisce una fonte di conoscenza”, mentre il rifiutare pregiudizialmente di farlo implicherebbe una riduzione inaccettabile della nostra stessa capacità ascoltare, rispondere e ragionare. Concetti simili saranno poi ripresi nell’enciclica Spe Salvi, nella quale il Papa da poco scomparso ribadì la limitatezza della sola ragione senza fede e una ferma condanna dell’illuminismo: “la ragione ha bisogno della fede per arrivare ad essere totalmente se stessa: ragione e fede hanno bisogno l’una dell’altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione”.

  • Josef Ratzinger
  • Piero Martinetti

Leggi tutto: Piero Martinetti e il dialogo eterno tra ragione e fede

Altri articoli...

  1. 52 ritratti d'autore in 52 "lettere scontrose"
  2. Christian Bobin, la pioggia e la musica di Mozart
  3. Cari maestri, cari professori
  4. Scrittori inglesi e americani nel cuore della "patria della bellezza"
  5. Il fascismo delocalizzato e l'autodenigrazione dell'occidente

Pagina 1 di 7

« InizioPrec1234567SuccFine »


Powered by Joomla!. Design by: themza joomla 2.5 themes  Valid XHTML and CSS....