Il ricordo delle foibe, tra omissioni e oblio
Il libro di Erik Gobetti E allora le foibe è ricco di considerazioni interessanti e in parte condivisibili, anche se al prezzo di voler talora fronteggiare, seppur con dati indubbiamente utili alla ricostruzione della vicenda, delle tesi che l’autore individua come falsi obiettivi polemici. Nel perseguire quest’intento, pur essendo una buona fonte d’informazioni e di analisi su alcuni aspetti, risulta omissivo su almeno due questioni centrali: quella relativa alle modalità specifiche con cui vennero uccisi gli infoibati e il lungo oblio sulla loro sorte.
Ma procediamo con ordine. Gobetti ricorda giustamente che il regime fascista aveva imposto “l’uso obbligatorio della lingua italiana nei luoghi pubblici e persino nelle chiese (con il Concordato del 1929)”, che aveva italianizzato “forzatamente nomi, cognomi e toponimi”, ordinato “la chiusura delle scuole, delle associazioni e dei luoghi di ritrovo sloveni e croati. Oltre alla minaccia portata alle identità nazionali, la politica fascista aveva anche comportato “un generale impoverimento della popolazione slava, esclusa dai posti di potere, da molti impieghi pubblici e svantaggiata in ogni contesto lavorativo.” Ma non ci fu solo questo: sull’isola di Arbe/Rab, per esempio, a poche miglia marine da Fiume, vennero “internate in totale, nell’arco di circa un anno, dall’estate del 1942 al settembre del 1943, 30.000 persone”, di cui almeno 1500, in gran parte donne e bambini, morirono per fame, inedia ed epidemie.
La melanconia degli uomini straordinari
La raccolta che va sotto il nome di Problemata, parte integrante del corpus aristotelico, non è sicuramente da attribuire nella sua interezza ad Aristotele. Si tratta infatti di un’opera di scuola in cui, nella forma d’interrogazioni, vengono affrontate questioni disparate. Tra queste, il Problema XXX, 1 (ETS edizioni) ha per titolo La saggezza, l’intelletto, la sapienza e costituisce una vera e propria monografia sulla bile nera, le cui fluttuazioni sono nell’antichità considerate spesso come causa dell’umore melanconico, sia nelle sue forme più lievi sia in quelle che potremmo considerare particolarmente dolorose o patologiche. Questo testo ha costituito nei secoli successivi un punto di riferimento fondamentale in molte trattazioni di questo tema, da Marsilio Ficino e Robert Burton, l’autore di Anatomia della melanconia, fino alle creazioni artistiche di Albrecht Dürer.
Come osserva Bruno Centrone, il curatore del volume, nel suo saggio introduttivo, ciò che colpisce alla lettura delle prime righe di Problemata XXX “è l’assunzione indiscussa che uomini straordinari del passato siano stati melanconici”. Se Platone non si era occupato molto della melanconia, pur caratterizzando la figura del tiranno come malinconico e pur soffermandosi talora sulla mania, nelle Etiche e nei Parva naturalia Aristotele vi fa più volte cenno. Nel De somno et vigilia stabilisce poi la connessione tra la melanconia e la bile nera. In linea generale, per Aristotele i tipi melanconici possono essere voraci, anche quando sono macilenti, si trovano quasi sempre in condizioni d’intenso desiderio, sono rapidi di mente e agitati da immagini che evocano piaceri di ogni sorta in modo vivido e intenso. Possono essere afflitti da una forma d’incontinenza (acrasia) più facile da curare di quanto non sia solitamente.
Lo scheletro sexy di Marilyn Monroe
Esistono edizioni di classici della letteratura in versione ridotta nelle maggior parte delle lingue. Si tratta per lo più di versioni per le scuole che in genere sono completamente riscritte, e a volte riscritte piuttosto male, da cui emerge in sostanza la trama delle opere condita da qualche descrizione banalizzata dei personaggi e degli ambienti. Sia nelle discipline linguistiche, sia talora anche in lingua italiana, nel tentativo di familiarizzare i giovani lettori con i capolavori della letteratura vengono talora propinati agli studenti rifacimenti scolastici e privi di alcun rilievo letterario con la motivazione che sarebbero più accessibili in rapporto alle competenze linguistiche degli alunni.
La motivazione potrebbe forse essere valida se non esistessero dei bei testi e dei classici comunque accessibili anche in versione integrale, o edizioni integrali corredate da note che le rendono fruibili a chi sta studiando una certa lingua e una certa storia della letteratura, ma siccome queste alternative sussistono da tempo l’unica possibile spiegazione è che alcuni docenti delle nostre scuole siano totalmente indifferenti ai veri motivi per cui I promessi sposi sono I promessi sposi, I tre Moschettieri I tre Moschettieri e il Don Chisciotte il Don Chisciotte, tanto per fare solo degli esempi. Ovvero, molti docenti dimostrano d’ignorare, o comunque manifestano una sostanziale indifferenza, per le qualità propriamente letterarie di molti capolavori su cui fanno lezione ogni anno.
Alcuni di questi vengono così riproposti dopo aver sciaguratamente sostituito la loro prosa con altre al cospetto mediocremente posticce e lasciando quasi intatte trame e intrecci narrativi, che costituiscono soltanto lo scheletro di ogni romanzo. Sarebbe un po’ come se, per far apprezzare la bellezza o la sensualità di Marilyn Monroe ai giovani - che quasi mai hanno avuto occasione di apprezzare in qualche film, perché a scuola si considera culturalmente irrilevante la storia del cinema - si facesse loro esaminare accuratamente il suo scheletro.
La scienza spiegata dalla sua storia
La rivoluzione dimenticata di Lucio Russo fu pubblicata per la prima volta nel 1996. L’ultima edizione, la dodicesima, è del 2021. Da allora, il quadro delle conoscenze sul pensiero scientifico ellenistico, che costituisce l’argomento principale del saggio, è notevolmente cambiato. La nuova edizione del libro di Russo, tenendo conto di queste nuove acquisizioni e di alcuni nuovi lavori specialistici, costituisce una revisione di cui alcune congetture dell’autore che si sono poi trasformate in tesi ampiamente documentate.
L’utilità del termine “scienza” consiste per Russo nel consentire di distinguere la stessa conoscenza scientifica da altri tipi di conoscenza. Ma quali sono le caratteristiche essenziali della conoscenza scientifica? Intanto, le sue affermazioni “non riguardano oggetti concreti, ma enti teorici specifici. Alcuni esempi di enti teorici sono gli angoli e i segmenti della geometria o la temperatura e l’entropia della termodinamica”.
In secondo luogo, “una teoria scientifica ha una struttura rigorosamente deduttiva; è costituita cioè da pochi enunciati fondamentali (detti assiomi, postulati o principi) sui propri enti caratteristici e da tutte le affermazioni che si possono considerare come loro conseguenze”.
In terzo luogo, “le applicazioni al mondo reale sono basate su regole di corrispondenza tra gli enti della teoria e gli oggetti concreti. Le regole di corrispondenza, a differenza delle affermazioni interne alla teoria, non hanno alcuna garanzia assoluta. Il metodo fondamentale per controllare la validità delle regole di corrispondenza, cioè l’applicabilità della teoria, è il metodo sperimentale”.